I problemi al disco sono il caso più tipico per cui un paziente viene dal chiropratico.
Spiegazione con parole semplici
Tra una vertebra e l’altra ci sono i dischi: delle cartilagini elastiche rotonde che controllano tutti gli shock a cui la schiena è continuamente sottoposta.
All’interno della colonna vertebrale abbiamo un nucleo polposo; ne può fuoriuscire un po’ se una vertebra si sposta e il disco si deforma. Proprio lì, nella parte posteriore del disco tra due vertebre, i nervi più importanti escono dalla colonna vertebrale e si diramano in tutto il corpo. Escono a coppie, uno per la parte destra, l’altro per la sinistra .
La fuoriuscita del nucleo polposo può comprimere un nervo, un po’ come quando innaffiando pestiamo il tubo col piede. Solo che questo “tubo” trasporta informazioni, somiglia piuttosto a un cavo del computer.
Il risultato è molto doloroso (il dolore è un’informazione, i nervi dicono “abbiamo un problema”); altre volte il paziente “non sente più” o sente informicolata una parte del corpo (parestesia). Inoltre questo “disturbo nelle comunicazioni” impedisce un equilibrato sviluppo dell’organismo (capita che un lato cresca diversamente dall’altro).
Questa fuoriuscita di nucleo polposo può avere diverse gravità. Se è limitata si chiama protrusione, e finché non si aggrava è relativamente facile da curare; peggiorando diventa protrusione di secondo grado (ed è trattabile) e poi, aggravadosi, diventa ernia: a quel punto una parte del nucleo polposo si stacca.
Prima è quasi sempre trattabile, dopo purtroppo no: occorre andare sotto i ferri del chirurgo. Come se non bastasse neanche l’intervento chirurgico risolve sempre il problema: un buon 50% delle volte non va a buon fine. Nella mia esperienza è frequente che, circa 6 mesi dopo l’intervento, se non ha funzionato i pazienti chiedono una terapia.
Il chiropratico in caso di ernia NON mette a posto il disco, utilizza solo le vertebre come leve per riposizionare quello che ha provocato la fuoriuscita del disco. Non si tocca la sezione operata, ma quelle sopra e sotto. Per poterlo fare in modo sicuro ed efficace occorre un’analisi accurata non solo del punto dove si è verificata la protrusione, ma anche di varie altre parti della colonna.
La risonanza magnetica, è ovvio, è un esame indispensabile. Questa analisi indica come e dove è possibile e sicuro agire, usando le costole come leve, per raddrizzare tutta quella sezione della colonna.
Così si ferma la degenerazione del disco, si toglie la compressione del nervo (e sparisce il dolore) e si riduce la possibilità di “rimanere bloccati” (il classico “colpo della strega” tipico di chi ha una sezione infiammata). Non è la guarigione, questo dev’essere chiaro, ma è un miglioramento enorme della vita del paziente.
Forme di ernia al disco
Può colpire vari punti della colonna vertebrale. Può essere
– In basso (lombare)
è Il tipo più diffuso. Centinaia di migliaia di anni fa, la nostra specie in quel punto aveva la coda. Il dolore è forte e cronico; si sente all’altezza dei lombi, ma spesso arriva anche alle gambe e al piede (vedi sciatica)
Nel grafico è L4-L5 (cioè tra la quarta vertebra lombare e la quinta) o anche L5-S1.
– in alto, (collo)
Anche questo tipo è molto frequente: il dolore è al collo (vedi cervicale) Nel grafico è C4-C5 e C6-C7.
– alte forme, meno frequenti sono a livello del torace. Il sintomo è un dolore laterale intorno alle coste.