Vi capiterà, forse, di vedere delle persone anziane che devono guardare con gli occhi dove mettono i piedi: per le scale ma anche sul più uniforme dei pavimenti o la più dritta delle strade.
Il loro problema è che “non sentono” dove hanno esattamente i piedi. È cioè un problema di propriocezione: uno dei principali motivi per cui i non-più-giovani vengono a fare aggiustamenti chiropratici.
La chiropratica li può aiutare, ed è importante, non solo per la loro autonomia ma anche per evitare incidenti come le cadute, che a una certa età possono essere molto pericolose e invalidanti.
Questa è una raccomandazione per le persone che hanno degli anziani in famiglia: c’è un’enorme differenza tra una vecchiaia serena, (autonoma e con discreta capacità di spostarsi) ed una scarsamente autonoma (dipendente dagli altri e praticamente chiusa in casa).
La seconda, ingrata e faticosa per sé e per gli altri, spesso arriva prima del tempo proprio per questioni di propriocezione.
Per questo ripropongo questo sunto di un mio articolo su questo sito.
La propriocezione
Se chiudi gli occhi sai dirmi come sono posizionati i tuoi piedi?
Questa capacità, cioè la consapevolezza della posizione di un’articolazione e dei suoi movimenti nello spazio è la propriocezione .
Si manifesta attraverso il controllo del tono muscolare e dell’equilibrio: gli impulsi nervosi inconsci e i rifessi miotonici trasmessi dai meccanorecettori, ovvero dalle cellule delle articolazioni e dei legamenti.
Il ROM (intervallo di movimento) di un’articolazione determina la contrazione dei recettori di tono collocati sui tendini e legamenti.
Dalla lettura del grado di tensione il cervello e’ in grado di elaborare la posizione articolare e di regolare i movimenti più indicati.
Le cervicali hanno un numero maggiore di propriocettori.
Nell’età anziana questo problema si evidenzia notevolmente.
Il rischio di infortuni in una persona con sublussazioni
In presenza di una sublussazione gli impulsi meccanorecettivi e propriocettivi sono alterati e possono causare interruzione di vie neurologiche di attivazione muscolare, lasciando la persona a rischio, dal punto di vista biomeccanico, di infortuni oltre che di un aumento della cronicità del dolore.
Lo stimolo delle vertebre cervicali aumenta l’equilibrio: chi vuole approfondire ha a disposizione gli studi storici di Wyke, Norre e Reve, che qui riassumo.
Il dottor Barry Wyke, stimolando le vertebre cevicali C3 e C4 attraverso l’impiego di elettrodi, ha riscontrato una serie di movimenti coordinati motori che includono il retto e il bicipite femorale e il bicipite e tricipite brachiale. (in Physiotherapy, 1979)
Il dottor M.E. Norre mostra che le vertigini sono la risultante di un’ incongruenza di informazioni sensoriali dall’apparato vestibolare, visivo e dai propriocettori (soprattutto cervicali).
La disfunzione di un organo sensoriale contribuisce a creare il Sensory Mismatch (riflessi oculari stimolati sia da Propriocettori che vestibolo in ugual misura) (in Medica Physica, 1986. vedi anche Norre, M. E. (1987). “Cervical vertigo. Diagnostic and semiological problem with special emphasis upon “cervical nystagmus”.” Acta Oto-Rhino-Laryngologica Belgica 41(3): 436-52)
Il dottor Reve afferma che “Il sistema propriocettivo cervicale possiede delle caratteristiche plastiche che cambiano con le tecniche di riabilitazione.” Tra l’altro a lui si deve l’uso delle tavolette propriocettive per l’ equilibrio, che oggi si possono comprare anche nei negozi di articoli sportivi. Arch Phys Med 1994, traduzione dell’autrice.